Casa Morra
Archivi d’Arte Contemporanea – Il Gioco dell’Oca – 100 anni di mostre
venerdì 26 OTTOBRE 2018 ore 17:00
III evento – 3° anno
Luca Maria Patella, Cesare Pietroiusti, Vettor Pisani + Nanni Balestrini
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Luca Maria Patella e Rosa Foschi Patella. I films.
Proiezioni di film d’artista.
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Concerto di Girolamo De Simone
“Preghiera per Aldo Braibanti” – Omaggio a Giuseppe Chiari
Casa Morra prosegue il Gioco dell’Oca inaugurando, il 26 ottobre, il terzo anno di attività all’insegna di rimandi agli artisti della collezione, inversioni e confluenze, sempre con uno sguardo al suo programma di 100 anni di mostre. Ancora una volta domina il numero 3, simbolo del ternario, che scandisce il tempo trascorso dall’apertura di Casa Morra e si attua nella mostra 3P+B con opere di Luca Maria Patella, Vettor Pisani e Cesare Pietroiusti e con Nanni Balestrini
Segno di forza energetica e di valore unificante, il 3 rispecchia l’identità poliedrica e dinamica di Casa Morra che riunisce le arti, la formazione, la ricerca e la sperimentazione, il rapporto con il territorio. La personalità di Casa Morra capace di esprimere una pluralità di linguaggi e tendenze e di congiungerle in uno stesso luogo è restituita dal numero 3 e dalla sua espressione geometrica: il triangolo, immagine del ritorno del multiplo all’unità.
Luca Maria Patella è la personificazione delle poliedricità, anticipatore onnivoro dei linguaggi del contemporaneo. Con uno sguardo approfondito alla scienza e alla filosofia, è poeta e fotografo, scultore, performer, videoartista. In mostra gli Alberi parlanti presentati nel 1971 alla Galleria Apollinaire di Milano, alla Walker Art Gallery di Liverpool nella mostra New Italian Art curata da Gianni Carandente e al MACRO Museo d’Arte Contemporanea di Roma. Gli Alberi, sotto un Cielo di nuvole in movimento, coinvolgono lo spettatore in un percorso sensoriale, onirico e poetico, fiabesco. Accostando l’orecchio al tronco e ai rami è possibile ascoltare gli alberi mormorare, animarsi e sussurrare discorsi ironico-creativi o scientifici. In questo percorso sonoro interattivo Patella crea uno spazio multimediale in cui la parola diventa linfa vitale di un gioco sinestetico.
Nell’incontro tra tempi e significati differenti attuato a Casa Morra con il gioco dell’Oca, è presente Cesare Pietroiusti. Per questa mostra l’artista presenta Lavori da vergognarsi, ovvero Il riscatto delle opere neglette, una retrospettiva di opere mai esposte, “di lavori che – come dice Pietroiusti – realizzati in passato per una certa mostra, non ho mai utilizzato perché, dopo averli fatti, mi sono sembrati inadeguati, fuori contesto o troppo simili a lavori di altri artisti.” Con questa operazione l’artista riflette sul rapporto fra desiderio di presenza dell’opera e possibilità di soddisfare tale desiderio ingannandolo, cioè esponendo “opere sbagliate”.
Il nomadismo tra linguaggi differenti richiama l’opera di Vettor Pisani, in cui “è difficile stabilire una supremazia linguistica, se non forse sotto il termine generale di ‘comportamento’, nel senso di una immersione totale della vita nell’arte” (I. Tomassoni in Vettor Pisani. Apocalypse Now. Carpe Diem, 2012). In Il mio cuore è un cupo abisso (2004) Pisani mette in scena le “metafore ossessive” attraverso il valore del simbolo, del sacro e del profano, dello spirituale e del materiale e riporta in luce i temi dell’arte simbolista in un dialogo tra pittura e testo.
Nel segno di una ripetizione differente agisce Nanni Balestrini. Sperimentatore instancabile del linguaggio, crea connessioni tra parole testi ed immagini sia in opere visive che teatrali. Membro attivo dell’avanguardia della poesia italiana degli anni Sessanta, Balestrini ha riconfigurato il linguaggio comune. La sua Colonna Verbale che svetta al centro di una delle sale di Casa Morra elegge la parola quale elemento cardine della grammatica e della comunicazione verbale e visiva, così come la colonna è struttura portante in architettura. Come i teli con le parole che rivestono il soffitto della stanza, la colonna, annulla il significato dei vocaboli che porta stampati e amplifica l’enigma. In mostra anche il film più lungo del mondo Tristanoil (2.400 ore di proiezione) in cui Balestrini combina il titolo del romanzo Tristano, scritto nel 1966, e la parola oil, ossia petrolio, come denuncia della rovina della Terra per lo sfruttamento delle risorse.