Eva Fabbris (1979) vive a Milano ed è curatrice e storico dell’arte. Ha un dottorato di ricerca in Studi Umanistici all’Università degli Studi di Trento.
Dal 2016 fa parte del Dipartimento di ricerca e curatela della Fondazione Prada. Dal 2013 al 2016 è stata curatore e coordinatore della sezione Back to the Future ad Artissima, Torino. Ha lavorato in diversi dipartimenti curatoriali di musei italiani (assistente curatoriale a Museion nel 2008-2009 e curatore aggiunto alla Galleria Civica di Trento nel 2009-2010), e, come curatore indipendente, ha curato e organizzato mostre e convegni in istituzioni italiane ed europee, tra cui il Nouveau Musée National de Monaco, la Triennale di Milano, la Fondazione Morra di Napoli e la Galerie de l’erg di Bruxelles. Come guest lecturer ha tenuto conferenze e conversazioni in diverse istituzioni tra cui il Centre Pompidou di Parigi, la Daimler Foundation di Berlino, l’HEAD di Ginevra, la GAM di Torino e numerose università italiane.
È editor di “Arrow of Time”, libro pubblicato recentemente da Humboldt Books dedicato ai filmmakers Yervant Gianikian e Angela Ricci Lucchi. Scrive su Moussemagazine, L’Officiel Art Italia e Flash Art. Tra gli artisti con cui o su cui ha lavorato maggiormente: Giorgio Andreotta Calò, Lupo Borgonovo, Marc Camille Chaimowicz, Anna Franceschini, Dora Garcia, Alberto Garutti, Yervant Gianikian e Angela Ricci Lucchi, Pierre Leguillon, Diego Marcon, Fausto Melotti, Brian O’Doherty, Alessandro Pessoli, Fabio Sandri, Paul Sietsema and Lucy Skaer.
Casa Morra
di Eva Fabbris
Con “Il Gioco dell’Oca” Peppe Morra ha dato, ancora una volta, un punto di vista inedito e visionario all’idea di programmazione di un’istituzione: l’apertura al futuro è una forza talmente propulsiva che, come l’arte, ci permette di attraversare le dimensioni di spazio e di tempo senza preoccuparci delle leggi fisiche. È da questo insegnamento che l’attività del comitato scientifico deve prendere le mosse.
E dunque a mio avviso la progettualità che proporremo si deve articolare sui due poli, già entrambi sostanziali nell’attività di Peppe Morra e del suo team, del supporto all’arte giovane (e non) e del lavoro di studio sugli archivi.
Riprendendo la giocosità del titolo del programma espositivo, questi due aspetti si potrebbero riunire e comunicare sotto un titolo-ombrello che è la traduzione in italiano dell’espressione che si usa in inglese per denominare il gioco dell’oca, e cioè: “Paracaduti e scale”.
Questo titolo evocherebbe poeticamente il ruolo di Casa Morra, impegnata nel salvaguardare e permettere l’ascesa di pratiche e personalità dell’arte oggi.
Per quanto riguarda il primo punto, il ruolo del c.s. dovrebbe essere quello di proporre e sovrintendere la selezione di artisti e progetti che vivano della relazione con le peculiarità contenutistiche ed esistenziali rappresentate dalla Fondazione.
Per quanto riguarda il secondo punto, ritengo che dovremmo supportare e indirizzare la ricerca di scuole, università, accademie, studiosi indipendenti, enti di ricerca che possano sviluppare nuovi progetti di lavoro editoriale, archivistico, espositivo e documentario sui materiali conservati nei fondi presenti a Casa Morra.
Tra i materiali che identificano la natura di Casa Morra, trovo la presenza dell’archivio del Living Theater un emblema particolarmente calzante delle direttive metodologiche da sviluppare insieme: multidisciplinarietà, sperimentazione, superamento delle convenzioni, centralità dei temi sociali e del rapporto interpersonale, attenzione all'”alterità”, internazionalità, fusione inscindibile di arte e vita.
Credo poi che ciascuno di noi sarebbe felice e onorato di proporre dei progetti specifici, ma su questo aspetto sarà bene confrontarci direttamente con il team di Casa Morra.